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Systemic Food Design e i modelli sostenibili di produzione del cibo


Nato dal lavoro di ricerca degli studenti del corso in “Approccio Sistemico alla Gastronomia” dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e con il supporto di Comieco (il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica), è andato on-line, martedì scorso, il sito Systemic Food Design, uno strumento interattivo con finalità sia divulgative che  comunicative, per il miglioramento della sostenibilità delle filiere agroalimentari. 

  

Mettendosi nei panni di un micro-imprenditore, Systemic Food Design permette di comprendere la complessità delle produzioni agroalimentari lungo tutta la filiera e di molte connessioni “causa-effetto” di cui spesso è difficile rendersi conto: dalla produzione al confezionamento, alla vendita, approfondire e riflettere, passo dopo passo, su ogni aspetto che la produzione di cibo di qualità richiede. 

  

Il sistema pone delle domande che consentono di costruire la propria filiera produttiva, e ogni scelta è valutata sulla base degli effetti positivi o negativi che produce su quattro ambiti della sostenibilità (ambientale, economica, sensoriale e sociale), restituendo un valore finale indicativo di “Sostenibilità Totale”, con la possibilità di scaricare un pdf con che riassume le scelte effettuate. Per ogni prodotto si passa dal campo al consumatore finale, prendendo in considerazione la materie prime, logistica e imballaggio. I percorsi-tipo semplificati e messi a disposizione dell’utente sono dieci, dall’olio d’oliva al gelato, dalla birra alla marmellata, dalla pasta al formaggio: il consumatore finale può apprendere come, attraverso un approccio sistemico alla filiera, si possa produrre cibo di qualità e, soprattutto, quali ricadute ogni singola scelta abbia sull’intero sistema produttivo. 

  

Basandosi sui dettami del Design Sistemico infatti, il Systemic Food Design si delinea come una vera e propria disciplina che applica questi principi al mondo del “food” nella sua totalità. Un sistema in cui, attraverso un approccio olistico, ogni scelta determina ricadute, effetti e l’instaurazione di relazioni di valore all’interno del sistema agroalimentare. 

  

 “Quando parliamo di qualità del cibo ci addentriamo nella definizione di un concetto relativo e multiforme per sua stessa natura – spiega Franco Fassio, docente dell’Università di Scienze Gastronomiche, responsabile e promotore del progetto - Systemic Food Design è uno strumento che, mediante l'uso dei modelli e metodi propri del pensiero sistemico, traduce il concetto nel concreto della produzione e commercializzazione di prodotti e servizi, per far fronte alle esigenze dei moderni sistemi organizzativi in continuo mutamento e destrutturazione”. 

  

Un cibo “Buono, Pulito e Giusto”, per dirla con Carlo Petrini. Lo stesso concetto è caro all’approccio alla qualità del cibo sia di Slow Food, sia dell’Università di Scienze Gastronomiche, sia di progetti come le Etichette Narranti e l’Indice di Pollenzo (solo per citarne alcuni), che in quell’orizzonte si riconoscono. Systemic Food Design concepisce questi aspetti “come la somma dei fattori naturali (evolutivi), oggettivi e soggettivi, presenti nell’insieme di variabili che caratterizzano la sostenibilità sociale, ambientale, economica e sensoriale di un determinato prodotto o servizio e che gli conferiscono l’attitudine a soddisfare i bisogni espressi o impliciti dell’intero ecosistema”, chiarisce Fassio. 

  

Anche se il lancio ufficiale è previsto per il mese di luglio, il sito web ha già raccolto in meno di una settimana più di mille percorsi effettuati: non male se si considera che il completamento di una filiera richiede in media una quindicina di minuti, un tempo di permanenza molto lungo sul web. Ma non è solo a migliorare la percezione del consumatore finale che si rivolge e si rivolgerà in futuro il progetto. Tra gli obiettivi principali, infatti c’è la creazione di filiere agroalimentari sostenibili, stimolando gli imprenditori perché approfondiscano un approccio più sistemico e meno unidimensionale al cibo.  



Tratto da lastampa.it


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